«In giardino, e soprattutto nel mio giardino, ben vengano le emozioni, le esagerazioni, i tentativi, la vita vivace, la paura, le speranze, le gioie, le sorprese: l’imprevisto, a questo punto, diverrebbe parte del vivere, giorno dopo giorno. Evviva quindi i miei minuscoli prati di bucaneve spontanei, cresciuti da soli, senza un impianto logico, che di anno in anno, fioritura dopo fioritura, ci regalano, quasi all’improvviso, le più belle e ripetute gioie.
E come giudicare il piccolo bosco «naturale» di Davidie che sta crescendo ai margini del gruppo ormai adulto vicino al ruscelletto o i numerosi Cornus kousa che nascono un po’ dappertutto nel giardino? Così come le piccole piante di Daphne bholua, profumate e robuste, anche loro seminate e nate senza l’aiuto dell’uomo. Tutti insieme, danno la teorica certezza della continuità. Un futuro pieno di vita quindi, in facile e impetuoso divenire.
Quando il giardino va da sé, quando cresce sicuro e tranquillo, quando si autoriproduce, può tramutarsi in un’entità forte, che, non dipendendo più dall’uomo, affronta le difficoltà, malattie in testa, con grande sicurezza: l’importante è poter crescere un giardino robusto, nel quale la speranza divenga certezza e il futuro, che piova o non piova, che geli o non geli, che ci siano funghi o cavallette, non possa che delinearsi felice, sereno e tranquillo.
Un paio di cesoie affilate, per riequilibrare le forme scappate o per tagliarne i fiori sfioriti, un po’ di zappa e di vanga per allontanare e annientare le piante invadenti (sempre in agguato), un rastrello per creare pacciamature ricche e intelligenti, sono gli attrezzi primari per un giardino che cresce in modo autonomo e «spontaneo».
Un giardino, quindi, ospitale, patria sicura per i piccoli animali che vi possono crescere e vivere: dalle lucertole alle salamandre, dagli uccellini ai rospi, dai ricci ai topini di campagna, un giardino accogliente e ricco, un variopinto serraglio di amici, di veri e vivaci compagni di viaggio. Il non aver abusato di trattamenti e veleni, il non aver coperto di cure ansiose e pericolose il nostro microcosmo, darà grandi e durevoli vantaggi al futuro giardino. E il fatto che sia intensamente abitato ne è la giusta ricompensa. Un giardino non è soltanto un posto per sole piante».
Tratto da:
Paolo Pejrone, Un giardino semplice. Storie di felici accoglienze e armoniose convivenze, Einaudi, 2016.