Non mi interessa la decorazione. Mi interessa migliorare il vostro ambiente in modo emozionante, appassionato, bello e confortevole
Sheila Hicks, conversazione con Tyler Green
I tessuti erano stati relegati a un ruolo secondario nella nostra società, a un materiale che era o funzionale o decorativo. Io volevo dar loro un altro status e mostrare quello che un artista può creare a partire da questi materiali incredibili
Sheila Hicks, intervista per Archives of American Art, 2004
Mia madre aveva una fissazione: gli scampoli. Suo padre gestiva un emporio ad Hastings, in Nebraska, dove si vendeva di tutto, dai bottoni ai trattori. Hastings era circondata da fattorie. Mia madre amava realizzare cose con quello che era stato altro. Così mi ha aiutato a fare tutti i miei vestiti con i tessuti scartati che trovavamo. Lei era una raccoglitrice e tutti ne erano molto fieri; in quella parte del mondo, la gente è orgogliosa della propria laboriosità, ma non la ostenta. Anche Warren Buffett condivide questa filosofia del non ostentare
Sheila Hicks, Artforum
Era il 1957 e, con altre due sole donne, Sheila Hicks si laureava in Belle Arti all’Università di Yales. Con l’artista Anni Albers aveva già scoperto alcune tecniche di tessitura e aveva fatto un tuffo nelle idee del Bauhaus e del Modernismo. Di lì a poco l’avrebbero ispirata enormemente un viaggio in Cile e il libro di Raoul d’Harcourt Les textiles anciens du Pérou e, grazie ai colori e alle fibre del Sud America, Hicks sarebbe passata dalla passione per la pittura all’uso del tessuto come mezzo espressivo.
Superando barriere politiche e di genere, l’artista statunitense trasformerà il più quotidiano dei materiali nel più straordinario dei linguaggi visivi. In più di sessant’anni di carriera, il suo talento per il colore ha sperimentato forme monumentali e intrecciato relazioni con culture di ogni dove, entrando in centinaia di musei, dal Whitney Museum of American Art di New York al MAK di Vienna.
For all images, courtesy of the artist and Galerie Frank Elbaz